Il nostro blog era silente da un po’, quando abbiamo chiesto ad Alessia, la tirocinante universitaria che sta trascorrendo con noi qualche settimana, di scrivere una riflessione sul suo tempo passato in MadLab 2.0.
Alessia arriva da Ca’ Foscari, Venezia, dove studia “Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali” seguendo, in particolare, il curriculum “Economia e gestione della arti e delle attività culturali”.
E voi, probabilmente, vi starete chiedendo con c’entri questo percorso di studi con robot, stampanti e tecnologia… beh, ve lo spiega Alessia qui sotto:
Genova è una città strana. Ha cresciuto e ispirato tanti artisti, un po’ come ha fatto tutta la Liguria. Sono stata in questa città per la prima volta da piccolissima ma ricordo solo l’Acquario e il Galeone. Sono tornata da adolescente qualche volta ma sempre con tour in giornata veloci, tocca e fuga, di quelli che ti sfiancano e alla fine hai male ai piedi, alla testa e non ti ricordi nulla. Poi basta. Avevo deciso che puzzava e che non faceva per me.
A Marzo decido di propormi come tirocinante al MadLab 2.0, che non solo sta a Genova, ma sta proprio in uno di quei maleodoranti vicoli stretti stretti che qualsiasi mamma al mondo sconsiglia al figlioletto adorato.
Arrivo a Settembre di quest’anno, dopo aver lavorato in un contesto artistico che fa conoscere personaggi incredibili, respirando ogni giorni l’arte, quella vera, senza sapere bene cosa aspettarmi. Mi piace organizzare, mi dicevo, speriamo me lo facciano fare. Mi aspettavo un’azienda classica, un po’ da film, ognuno con il suo ruolo, si è amici ma fino ad un certo punto, si lavora e fine. Non capivo niente di robotica e di stampa 3d, ero curiosa, ma non mi aspettavo di conoscerla più di tanto.
Poi mi sono affezionata, e sono passate solo due settimane! Al MadLab 2.0 lavorano solo persone giovani, con la mente aperta e tante idee. Tutti sono dei creativi, nessuno (o quasi) (scherzo) spegne l’entusiasmo, nessuno è mai triste e, se lo è, si ritrova tra altre cinque persone che lo tirano su. Si mangia tutti insieme, si lavora tutti insieme, ci si ascolta tutti. E non sto romanzando, è davvero così. Io ho ventun’anni, tante idee che spesso sono un po’ troppo da ventenne, ho quasi paura a proporle: mi danno carta bianca lo stesso. Niente azienda da Ugly Betty, niente Diavolo veste Prada. Solo un bell’ambiente dove l’aria, anche se puzza, è fresca. Ho trovato chi mi ha spiegato sia robotica che stampa 3d, chi mi ha fatto organizzare e fare tabelle, chi mi ha tenuto vicino al mio contesto, quello dell’arte, senza snaturarmi, applicandolo ad eventi e attività Steam.
Ciò che mi ha davvero scaldato il cuore è che sì, stampiamo oggetti 3d, li vendiamo, formiamo gente e eccetera, ma quello che tiene vivo il MadLab 2.0 è la sua morale. Il 90% dei progetti è rivolto a persone fragili, in difficoltà, quelli di cui tutti si dimenticano, o fanno finta di farlo per vivere meglio. Lì tutti sono consapevoli di come sia Genova e il sestiere della Maddalena e nessuno gira la testa dall’altra parte. Se si parla di sostenibilità se ne parla davvero, se si aiuta qualcuno lo si fa davvero. Tutti ci credono.
Tutte le città hanno zone critiche. Molti comuni, molte province e molti governi intervengono per migliorarle. Peccato che spesso, invece di riqualificare un territorio, si limitino a gentrificarlo. La gentrificazione è il fallimento del processo di miglioramento di un luogo: un quartiere degradato, dove la gente per sopravvivere è costretta a vivere nella criminalità, dove i bambini respirano quest’aria orribile senza poter avere ambizioni, non si riqualifica rendendolo bellissimo. Si alzano gli affitti, chi ci vive è costretto ad andarsene e di base, va a vivere nello stesso modo di prima da qualche altra parte. A cosa serve? A niente. Forse solo ad avere della bella arte murale in giro.
Non si aiuta chi vive il luogo, si aiuta il luogo e basta.
Da MadLab 2.0 questo non succede, e neanche in tutto ciò che fa parte della Cooperativa Il Laboratorio. Queste persone vogliono aiutare le persone. Vogliono dare la possibilità alla gente di scegliere, di avere un’ambizione, di essere uguale agli altri. Mica è facile, ma qualcuno dovrà pur farlo. Non ci si può girare dall’altra parte per sempre, Genova non può essere un ossimoro all’infinito.
Non potrei aver trovato un luogo che rappresenti al meglio quello che penso io, che vorrei fare io. L’arte, la scienza, la cultura dovrebbero essere di tutti, ma chi ne ha accesso si dimentica degli altri. Chissà se prima o poi riusciremo almeno a rendere accessibili a tutti i luoghi che ospitano arte, cultura e scienza. Non pretendo che tutti diventino programmatori di robot, critici d’arte o designer, ma almeno che tutti possano affacciarsi, guardare cosa c’è e scegliere.
Ruth Glass sarebbe orgogliosa di quello che fanno.
Se proprio vogliamo dirla tutta, con ogni probabilità questi ragazzi hanno più potenziale e più cose da dire di molti altri. Di certo non sono vuoti, di certo hanno esperienza di vita. Ernesto Treccani diceva che “soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze può esprimerne la bellezza”.
MadLab dà la possibilità. Punto. Tutta la cooperativa lo fa. Danno la possibilità.
Di certo non cambieranno il mondo, ma qualche vita sicuramente sì. Ci vuole tanto coraggio, tanta pazienza e una forte morale per fare il loro lavoro.
Vengono tutti da percorsi diversi, ed è pazzesco: le capacità di ognuno vengono valorizzate e unite a quelle degli altri, nulla va buttato.
Spero di aver fatto arrivare il messaggio e quello che è MadLab 2.0 per chi lo vive.
Sono contenta di andare a lavorare lì tutte le mattine. Genova per me ora non è più una città problematica che puzza, ma è un concentrato di cultura popolare incredibile, di personaggi pazzeschi e personalità che ammiro.
Peccato continui a puzzare un po’. Ma c’è sia tempo, sia chi ha voglia di prendersene cura.
Noi, allo scritto di Alessia, preferiamo non aggiungere nulla, se non che siamo felici di averla con noi e di essere riusciti, in questo periodo post emergenza, ad aprire le nostre porte a tante nuove e giovani(ssime) menti, piene di idee e di entusiasmo.
Se siete curiosi di conoscerle, date un’occhiata al nostro profilo Instagram, in particolare alla RUBRICHINA di Alessia (e Pepper!).